lunedì, agosto 11, 2008

RIFESSIONI

.... Così l’europeo si sveglia ogni mattina accendendo la sua radio giapponese e da essa riceve gli eventi del mondo: eruzioni vulcaniche, terremoti, colpi di stato, conferenze internazionali gli arrivano mentre sorseggia il suo tè di Ceylon, dell’India o della Cina, a meno che non sia un caffè di qualità moka dell’Etiopia o arabica dell’America Latina; indossa il suo maglione, i suoi slip e la sua camicia di cotone dell’Egitto e dell’India; veste giacca e pantaloni di lana d’Australia, lavorata a Manchester e poi a Roubaix-Tourcoing, oppure un giubotto di cuoio venuto dalla Cina, indossato sopra jeans di stile americano. Il suo orologio è svizzero o giapponese. Può trovare d’inverno sulla su tavola le fragole e le ciliegie dell’America o del Cile, i fagiolini freschi del Senegal, gli avocado o gli ananas dell’Africa, i meloni della Guadalupa. Ha bottiglie di rhum della Martinica, di vodka russa, di tequila messicana. Può ascoltare a casa sua una sinfonia tedesca diretta da un direttore d’orchestra coreano.
Mentre l’europeo vive nel suo circuito planetario di comfort, un grandissimo numero di africani, asiatici, sudamericani sono in un circuito planetario di miseria e subiscono, nella vita quotidiana, i contraccolpi del mercato mondiale che influenzano le quotazioni del cacao, del caffè, dello zucchero, delle materie prime prodotte dai loro paesi. Sono stati cacciati da processi mondializzati originati dall’Occidente; contadini autosufficienti sono diventati abitanti suburbani in cerca di salario; i loro bisogni sono ormai tradotti in termini monetari. Aspirano alla vita di benessere fatta loro sognare dalle pubblicità e dai film occidentali. Usano stoviglie di alluminio o di plastica, bevono Coca-Cola. Dormono su pezzi di polistirolo recuperati no si sa come e portano T-shirt stampate all’americana. Danzano su musiche sincretiche dove i ritmi delle loro tradizioni entrano in un’orchestra venuta dall’America.
Così nel bene e nel male, ogni essere umano, ricco o povero, del Sud o del Nord, dell’Est o dell’Ovest porta in sé, senza saperlo, l’intero pianeta; il mondo diviene sempre più uno, ma, nello stesso tempo, sempre più diviso.


EDGAR MORIN in:
“I sette saperi necessari all’educazione del futuro”